mercoledì 11 marzo 2009

Ultimatum per Solecki

Slitta ancora l’ultimatum per la liberazione di John Solecki, funzionario americano dell’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr), rapito il 2 febbraio scorso nel sud del Pakistan. I sequestratori, appartenenti al Fronte Unito di Liberazione del Belucistan, hanno inviato una lettera a un’agenzia di stampa locale minacciando di uccidere Solecki se entro quattro giorni non verranno liberati oltre mille prigionieri di origine beluci, di cui 141 donne, detenuti in alcune prigioni segrete dalle forze di intelligence pakistane. Ma Islamabad nega di trattenere segretamente prigionieri beluci. Il 2 febbraio alle 8,30 del mattino, John Solecki, capo dell'agenzia Onu nella provincia pakistana del Belucistan, aveva appena lasciato la sua casa di Quetta, quando l'auto è stata bloccata da alcuni uomini armati. Dopo aver ucciso l'autista, Syed Hashim, che da 18 anni lavorava con l'Unhcr, il commando è scappato portando con sé il funzionario.
Il rapimento mette in evidenza il peggioramento della situazione nella regione pachistana del Belucistan, che rivendica l'autonomia su un territorio strategicamente importante e ricco di risorse minerarie. Il movimento nazionalista beluci, da decenni in lotta contro il governo federale, chiede la costituzione di un paese indipendente. Il fallimento della tregua firmata l'anno scorso tra il governo pakistano e il movimento per la liberazione del Belucistan dopo anni di scontri, ha inasprito ulteriormente il risentimento dei beluci. Le critiche sono rivolte in particolare al Presidente Asif Ali Zardari, accusato di non aver voluto portare a termine i colloqui con gli ribelli. Le autorità locali, che appoggiano i ribelli, hanno però negato che il rapimento sia stato effettuato da gruppi beluci e hanno anche fatto un appello per la liberazione del funzionario americano. Alcuni osservatori hanno ipotizzato che il sequestro possa essere stato organizzato da gruppi talebani, al fine di mettere in cattiva luce i nazionalisti beluci. La sigla del movimento dei sequestratori è infatti sconosciuta, inoltre in passato i ribelli non hanno mai colpito funzionari occidentali. Il governo pakistano non sembra però avere tali dubbi.
L'ultimatum lanciato qualche giorno fa segue un video reso pubblico dai sequestratori il 13 febbraio in cui Solecki, bendato e con due fucili puntati alla testa, diceva di essere malato e invocava l'aiuto dell'Onu. Dopo alcuni giorni di silenzio, il 23 febbraio si è diffusa la notizia dell'uccisione del funzionario, smentita da un portavoce del Fronte con una telefonata a un'agenzia di stampa locale. Alla smentita ha fatto seguito un appello lanciato dalla madre ottantatreenne dell'americano per la sua liberazione. Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon si è rivolto pubblicamente ai sequestratori chiedendo che Solecki venga rilasciato al più presto. I ribelli del Fronte si rifiutano però di trattate con l'Onu, mentre gli Stati Uniti e il Pakistan hanno dichiarato che non accetteranno le condizioni poste dai sequestratori. L'ultimatum è dunque l'ultimo atto di una vicenda controversa che rischia di infiammare un'area già fortemente instabile e problematica. È necessario trovare al più presto una soluzione politica alla questione del Belucistan, per evitare che si possano ripetere le azioni terroristiche e le violenze legate alla ribellione separatista che dal 2004 hanno causato centinaia di morti nella regione. Il destino di John Solecki, che da due anni opera a favore della popolazione beluci, appare dunque legato a quello instabile e incerto di una regione dimenticata.

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