lunedì 16 marzo 2009

Donne e Immigrazione

Le risposte all’immigrazione da parte del potere politico sono cambiate nel tempo, a seconda del contesto sociale ed economico locale e internazionale. Dopo il boom economico degli anni 60, l’Italia, insieme agli altri paesi fino ad allora di emigrazione, come Spagna, Portogallo e Grecia, ha iniziato a diventare meta di immigrazione e non più solo paese di transito. Questi paesi, storicamente meno abituati a gestire tali fenomeni, hanno adottato delle politiche di immigrazione sostanzialmente restrittive, influenzate dai sistemi normativi dei paesi di immigrazione di lunga data, come Germania, Francia e Stati Uniti. Nei paesi di nuova immigrazione, le conseguenze dei flussi migratori sono state più contraddittorie e le risposte del potere politico inadeguate.
In Italia negli ultimi 20 anni il fenomeno dell’immigrazione è aumentato costantemente e il numero degli immigrati è cresciuto di oltre 30 volte. Secondo il XVIII Dossier statistico Caritas/Migrantes del 2008, il numero degli immigrati regolarmente presenti in Italia oscilla tra i 3.800.000 e i 4.000.000 con un’incidenza del 6,7 percento sulla popolazione complessiva. I flussi registrati nell’ultimo decennio sono tra i più alti nella storia d’Italia, paragonabili, se non superiori, all’esodo verso l’estero degli italiani nel secondo dopoguerra. Oggi gli immigrati hanno un tasso di attività del 73 percento, 12 punti più elevato rispetto a quello degli italiani e, secondo le stime di Unioncamere, concorrono per il 9 percento alla creazione del Pil. Inoltre, con 3,7 miliardi di euro utilizzati come gettito fiscale, coprono abbondantemente le spese sostenute per i servizi e l’assistenza.
Una delle caratteristiche più rilevanti del flusso migratorio degli ultimi anni è l’incidenza della presenza femminile, diventata ormai paritaria a quella maschile. Le donne sono sempre più protagoniste dell’immigrazione verso l’Italia, soprattutto a causa delle richieste del mercato del lavoro. La crescente domanda di servizi domestici e di servizi alle persone favorisce l’afflusso di donne immigrate nel nostro paese. “Esiste un nesso stretto tra la femminilizzazione dei processi migratori e della forza lavoro e la domanda di attività tradizionalmente femminili come i servizi di cura e domestici, il lavoro infermieristico e l’insegnamento” afferma Lilli Chiaromonte, responsabile del Dipartimento Immigrazione della Cgil. Se da un lato le donne diventano sempre più soggetti attivi del fenomeno migratorio, garanti del reddito familiare e artefici della mobilità sociale e della mediazione culturale, dall’altro sono più esposte degli uomini ai rischi della dequalificazione umana e professionale. Relegate alla semplice attività di cura ed escluse dalle relazioni sociali, le donne migranti si ritrovano spesso segregate in nuove schiavitù che sviliscono la loro formazione scolastica e professionale. “Alla femminilizzazione dei flussi migratori corrisponde la ‘badantizzazione’ del welfare”, commenta la Chiaromonte. Un’inchiesta della Fiom riporta inoltre che il numero delle donne migranti che dichiara di essere vittima di intimidazioni e discriminazioni sul luogo di lavoro è superiore a quello delle donne italiane, mentre il 4,7 percento afferma di aver subito violenze fisiche da parte di colleghi, contro l’1,5 percento delle italiane.
I provvedimenti del governo in tema di immigrazione inaspriscono le condizioni di vita degli immigrati nel nostro paese e le donne potrebbero subirne le conseguenze peggiori. In particolare la norma che elimina il principio di non segnalazione degli immigrati regolari che si rivolgono a una struttura sanitaria potrebbe avere delle gravissime ripercussioni sulla salute delle donne immigrate, in particolare per quanto riguarda la gravidanza e il parto. Inoltre le politiche del governo, rendendo sempre più difficile l’ingresso regolare e l’ottenimento del permesso di soggiorno, destinano gli immigrati all’irregolarità e alla clandestinità, relegandoli all’interno dell’economia sommersa e irregolare che metterà sempre più in pericolo anche la loro salute fisica. La Casa Internazionale delle donne ha reso pubblico il documento “Abitare il mondo, sentirsi a casa”, in cui si dichiara che “per il governo la questione immigrazione è principalmente questione di chiusura e di ordine pubblico, poiché in nome della lotta alla ‘clandestinità’ non affronta contestualmente il problema della revisione di quelle leggi che di fatto rendono clandestina l’immigrazione e non prevede nuove possibilità di regolarizzazione e integrazione”. In tal modo si profila un “diritto penale differenziato per lo straniero”, un diritto diseguale, secondo il quale in nome dell’emergenza si sospendono i diritti fondamentali degli stranieri.
La presenza degli immigrati dovrebbe invece essere considerata un giacimento di esperienze, una forza promotrice dell’avanzamento della nostra società, non solo in termini di produzione, ma anche di trasmissione di valori e modelli. In quest’ottica la presenza di donne immigrate rappresenta un fattore di novità e offre nuove possibilità di sviluppo e di integrazione. Le donne portano con sé valori ed esperienze diverse, trovando dei punti di contatto che esprimono idee di reciprocità e collettività. “I desideri, i progetti e le scelte delle donne hanno la forza di modificare assetti ed equilibri precostituiti e di aprire prospettive di cambiamento sia in termini di sviluppo che di libertà individuali”, conclude Lilli Chiaromonte. I valori della collaborazione, della cooperazione e dell’integrazione sono spesso veicolati attraverso le attività femminili. Non a caso uno dei dati più rilevanti nel panorama del lavoro rivolto alle donne immigrate è la crescita dell’associazionismo. In molte regioni italiane si sono moltiplicati iniziative e progetti gestiti da donne immigrate, volti alla creazione di sportelli di consulenza e di informazione, di servizi per l’inserimento lavorativo delle donne e di strumenti per la realizzazione della mediazione interculturale e linguistica. Tutelare i diritti delle donne significa salvaguardare una molteplicità e una specificità di genere che contribuisce ogni giorno ad arricchire la nostra società.

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