lunedì 16 marzo 2009

Movimenti separatisti in Pakistan


Il rapimento del funzionario americano dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) nel sud del Pakistan ha messo in evidenza le controversie e le ferite aperte di una regione le cui contraddizioni non sono ancora state risolte. Il gruppo che ha rivendicato il sequestro si è identificato come Fronte Unito di Liberazione del Belucistan, una sigla fino a oggi sconosciuta. Ma questa regione da anni è segnata dallo scontro anche violento tra i separatisti beluci e il governo federale pakistano. Il fallimento della tregua, firmata l'anno scorso tra il governo pakistano e il movimento per la liberazione del Belucistan dopo anni di scontri, ha inasprito ulteriormente il risentimento dei beluci. Le critiche sono rivolte in particolare al Presidente Asif Ali Zardari, accusato di non aver voluto portare a termine i colloqui con i ribelli. Mentre in precedenza il movimento nazionalista beluci rivendicava una maggiore autonomia all'interno della Federazione del Pakistan, oggi il peggioramento della situazione ha portato i ribelli a lottare per ottenere un paese separato di etnia beluci.
Il Belucistan non è l'unica area del paese dove si registra un aumento dell'instabilità e della violenza. Nell'ultimo anno il Pakistan è progressivamente collassato su se stesso, a causa dell'incapacità politica di armonizzare le sue diverse anime. In vaste zone del paese lo stato non ha più alcun controllo e il potere è in mano a gruppi locali difficilmente gestibili. Le aree più calde del paese, testimoni di numerose violenze e insurrezioni, sono, oltre al Belucistan, la Provincia della Frontiera del Nord-ovest (Nwfp) – che nel giro di due anni è diventata terreno di battaglia di gruppi radicali islamici e dove nel corso del 2008 quasi 3000 persone hanno perso la vita – e le Aree Tribali di Amministrazione Federale (Fata), che dallo scorso agosto sono teatro di un’offensiva governativa favorita da Washington.
Il Belucistan è la più grande delle quattro province del Pakistan e copre il sud-ovest del paese, il sud-ovest dell'Afghanistan e il sud-est dell'Iran. Il territorio, strategicamente importante e ricco di risorse minerarie, dovrebbe essere attraversato dal cosiddetto oleodotto della pace che dall'Iran dovrebbe arrivare in India e Cina, la cui realizzazione è ostacolata dagli Stati Uniti. Nel corso del 2007 e del 2008 il numero delle violenze e delle uccisioni è notevolmente aumentato in quest’area e nel 2009 la cadenza degli attacchi è stata quasi giornaliera e ha portato alla morte di 15 persone e al ferimento di oltre 50 dall’inizio dell’anno. Sono tre i principali gruppi ribelli che rivendicano l’autonomia della regione: il Gruppo Armato per la Liberazione del Belucistan (Bla), il Gruppo Armato Repubblicano per il Belucistan (Bra) e il Fronte per la Liberazione del Belucistan (Blf). Il 4 gennaio scorso i tre gruppi hanno annunciato la fine della tregua durata 4 mesi, dopo che – stando alle loro dichiarazioni – il governo aveva ucciso diversi uomini durante alcune operazioni militari nella provincia. I più importanti leader politici beluci, che appoggiano i ribelli, hanno negato ogni coinvolgimento dei movimenti separatisti attivi in Belucistan nel rapimento del funzionario dell’Onu. Del resto prima di questo episodio i ribelli beluci non avevano mai realizzato azioni aggressive né violenze nei confronti funzionari occidentali. L’identità dei rapitori resta dunque tuttora oscura. La salvezza di John Solecki è appesa al filo delle trattative in corso tra il governo di Islamabad e il gruppo dei rapitori.

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