lunedì 16 marzo 2009

Sondaggio Palestina

Il Palestinian Center for Public Opinion (Pcpo) ha pubblicato un sondaggio svolto tra il 25 e il 31 gennaio scorso da Nabil Kukali (vedere articolo in alto) su un campione di 673 palestinesi maggiorenni residenti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Alcuni dati sono particolarmente significativi e contraddicono alcune convinzioni diffuse nell’opinione pubblica. L’88,2 per cento dei palestinesi intervistati è favorevole alla tregua tra Hamas e Israele, più precisamente l’86,1 per cento dei residenti nella Striscia di Gaza e l’89,6 per cento dei residenti in Cisgiordania. Un altro dato sorprendente è che la popolarità di Al-Fatah tra i palestinesi è ora superiore di quella di Hamas, assestandosi al 40,6 per cento, contro il 31,4 di Hamas. Nella Striscia di Gaza il tasso di gradimento di Al-Fatah è fissato al 42,5 per cento, molto superiore a quello di Hamas che, in questo territorio, è ferma al 27,8 per cento. La stessa tendenza si ritrova in Cisgiordania, dove Al-Fatah raggiunge il 39,2 per cento, mentre Hamas si deve accontentare del 23,7 per cento. La maggior parte degli intervistati (51,3 per cento) ritiene inoltre che Hamas stia portando il paese nella direzione sbagliata, mentre nei confronti di Al-Fatah il giudizio è più equilibrato: il 46 per cento pensa che stia sbagliando, un altro 46 per cento è convinto che stia agendo positivamente. Nonostante ciò, è alta la percentuale (43,5 per cento) delle persone convinte che Hamas abbia rafforzato il suo potere in seguito alla guerra.
La maggior parte degli intervistati, il 46 per cento, crede che la soluzione migliore per i palestinesi sia la formazione di un governo di unità nazionale, mentre il 37 per cento è a favore di nuove elezioni. Il 21,1 per cento ritiene inoltre auspicabile riaprire un tavolo della negoziazione con Israele. Il 53,6 per cento è però favorevole a questa soluzione pur avanzando dubbi e riserve. Il 33,5 per cento, inoltre, non si schiera né a favore né contro il lancio di razzi da Gaza verso Israele.
I dati sulla condizione di vita e sulla situazione economica nei Territori occupati rivelano la preoccupazione e l’angoscia della maggior parte dei palestinesi riguardo al loro futuro. Il 72 per cento degli intervistati valuta la propria situazione economica “cattiva”, mentre il 61,2 per cento si dichiara pessimista rispetto al futuro e il 40,7 per cento è preoccupato o molto preoccupato per la sopravvivenza della propria famiglia. Tra i maggiori motivi di preoccupazione risulta al primo posto la sicurezza, seguita dal lavoro e dai soldi, dal futuro e, infine, dalla salute. Di fronte alla domanda “Credi che quando i tuoi figli avranno la tua età ci sarà pace tra Israele e Palestina?”, il 40,8 per cento degli intervistati ha risposto “decisamente no”. Solo il 16,5 per cento crede ancora che la pace sia possibile. Nella valutazione della propria vita, in una scala da 1 e 10 dove 1 sta per “molto insoddisfatto” e 10 per “molto soddisfatto”, il punteggio medio è 3,61.
I risultati del sondaggio dl Pcpo lanciano un forte allarme. Fino a quando le condizioni di vita dei palestinesi, in Cisgiordania e soprattutto a Gaza, non miglioreranno, è difficile immaginare una ripresa sociale ed economica, condizione fondamentale per una pace stabile e duratura. I bambini palestinesi crescono senza alcuna speranza e fiducia nel loro futuro. È responsabilità di tutti fare in modo che ciò non accada più.

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